IL CAPRAIO E LA PEONIA - Cina

IL CAPRAIO E LA PEONIA - Cina


C'era una volta un capraio poverissimo, che viveva in una grotta montana di fronte al recinto delle capre.
Non aveva né un letto né delle coperte, ma solo un giaciglio di stoppie e una misera coperta di pelle di capra.
Un giorno, il capraio stava riportando a casa le capre, quando scorse un fiore di peonia buttato sul ciglio della strada; lo raccolse e se lo sistemò sul cappello di feltro.
Tornato a casa, il capraio piantò la peonia accanto all'entrata della grotta.
Quella notte non si sentì più tanto solo, e dormì beatamente.
Quando si alzò all'alba del giorno seguente, per prima cosa corse fuori a guardare la peonia.
La vide ricoperta di rugiada, ogni goccia sembrava una perla, e il fiore era ancora più grande del giorno prima.
Innaffiò la peonia con due ciotole di acqua fresca, e poi portò le capre al pascolo.
Quando la sera il capraio fece ritorno alla grotta, vide che all'interno tutto era pulito e in ordine e sul tavolino al centro del kang c'erano tre scodelle di spaghetti fumanti.
Perplesso, il capraio si guardò intorno, ma vide solo la peonia in fiore: non c'era alcuna traccia di essere umano.
Il capraio aveva tanta fame che lo stomaco brontolava in continuazione, e così tornò nella grotta e si mise a mangiare a quattro palmenti.
La mattina dopo, come al solito, innaffiò la peonia con due ciotole d'acqua fresca, e portò al pascolo le capre.
Quando la sera tornò a casa, vide subito che chissà chi gli aveva di nuovo fatto da mangiare: questa volta c'erano delle frittelle soffici e croccanti e si fece di nuovo una bella scorpacciata.
La sera, disteso sul suo giaciglio sotto una coperta nuova, non riusciva in nessun modo a dormire: non vedeva l'ora che fosse l'indomani per cercare di chiarire quella faccenda.
Il cielo pian piano si schiarì, e come al solito il capraio innaffiò la peonia e si allontanò con le capre.
Non era andato molto lontano, che fermò le capre e da solo tornò indietro.
Andò a inginocchiarsi dietro a una roccia che si trovava presso l'entrata della grotta e si mise a spiare.
Improvvisamente, davanti all'entrata della grotta la peonia cominciò a muoversi, scuotendosi e ondeggiando, e si trasformò in una ragazza con una lunga treccia.
La ragazza si guardò intorno per assicurarsi che non ci fosse nessuno, dopodiché si rimboccò le maniche e cominciò a pulire e a cucinare.
Il capraio entrò a grandi passi nella grotta e disse: “Sorella! Sei tu che mi hai fatto da mangiare in questi giorni!”.
La ragazza arrossì, e rimase a lungo senza fiatare.
Solo dopo un po' la ragazza sollevò delicatamente il capo, e raccontò al capraio la sua storia.
In realtà la ragazza era una fanciulla celeste del Palazzo della Luna: vedendo quanto fosse dura la vita del capraio, aveva deciso di scendere a dargli una mano.
Ma il padre della fanciulla non era d'accordo, e aveva detto: “Se vuoi scendere tra i mortali, non pensare poi di poter ridiventare una fata!”.
La fanciulla aveva risposto: “E allora non tornerò ad esserlo: cosa c'è poi di tanto speciale nell'essere una fata!”.
Il padre si era arrabbiato, e l'aveva trasformata in una pianta di peonia.
Poi l'aveva buttata giù dal cielo, rimproverandola ancora: “Sarà già strano se quel capraio non ti sradicherà con un calcio!”.
Il capraio non poté fare a meno di interrompere la ragazza, dicendo: “Meno male che non ti ho sradicata!”.
E la ragazza, guardandolo con grande sentimento, disse: “Se quel giorno mi avessi sradicata, ci sarebbe forse un oggi?”.
Da allora in poi, il capraio e la fanciulla peonia vissero insieme felici e contenti.

[fiaba cinese del popolo Dongxiang tratta da “I mille fili della seta”, EMI editore]


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